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  • Storia breve del ricamo

    Immagine: Ricamo in seta su lino, Egitto, 1250-1500 c.ca. Credits: Victoria & Albert Museum, London.



    Sebbene a causa de logorio dovuto dal tempo siano pochi i reperti giunti fino ai giorni nostri, possiamo affermare che il ricamo sia un’arte antichissima, di origine incerta.

    Dal principio della millenaria civiltà cinese si hanno notizie di simboli e raffinati disegni ricamati in seta su vesti, tende, coperte, drappi funebri che si evolsero in un’arte fiorente e molto elaborata, sacra, i cui segreti restarono per questo a lungo sconosciuti.

    Immagine: frammento di tessuto in seta ricamato. Cina, 1875 c.ca.


    Gli antichi egizi, greci, babilonesi, ebrei, romani si ricamavano biancheria e abbigliamento con cifre e scene. Con l’arte architettonica d’epoca bizantina, si diffuse il gusto per vesti preziose e finemente decorate, che diede vita a coloratissimi prodotti ricamati dal significato simbolico.

    Immagine: Motivo a croce con ghirlanda tipico dell'arte paleocristiana. Credits: Victoria & Albert Museum, London.



    Successivamente, la conquista islamica della Sicilia lasciò testimonianze artistiche e culturali inestimabili la cui influenza, fondendosi armonicamente con elementi di origini diverse, tra cui bizantine, generò manufatti di bellezza unica che, a partire dalla scuola di Palermo, si diffusero in tutta Europa.

    L’importanza del ricamo in Europa crebbe di pari passo con la cristianità e la decorazione dei grandi monasteri e conventi lo trasformò in una vera e propria scienza. Le parole latine Brustus o Aurobrus erano utilizzate per indicare il lavoro ad ago. Da queste parole hanno origine il francese broderie e l’inglese embroidery. A partire dal XIII secolo, l'opus anglicanum, uno stile sviluppato in Inghilterra, si impose nell'Europa medievale.

    Immagine: La cappa di Syon, rarissimo esempio di opus anglicanum. Credits: Victoria & Albert Museum, London.



    Nel Rinascimento, fu il commercio dei pregiatissimi merletti veneziani ad emergere, favorito anche dal boom editoriale in Europa e in Italia - specialmente a Venezia - che vide la pubblicazione di centinaia di libri, detti modellari, di disegni per merletti e ricami, ideati dai maggiori incisori e tipografi del tempo.

    Immagine: pizzo veneziano della seconda metà del XVII secolo. Credits: Victoria & Albert Museum, London.







    Intanto la scuola italiana, distaccandosi dal gusto orientaleggiante iniziale, pone il centro dell'attività a Firenze e crea dei veri capolavori.

    A Milano, Filippo Maria Visconti chiamò alla sua corte artisti fiorentini e veneziani a lavorare presso di lui, per cui lo stile fiorentino e quello veneziano si mescolarono in decorazioni arabescate di gusto orientaleggiante. Si sviluppa anche il ricamo in bianco, quello a fili contati e il reticello che darà poi origine al merletto classico ad ago e al merletto a filet.

    Nel periodo barocco si diffuse la tecnica del ricamo a fili incollati che consisteva nell'incollare fili di seta colorati sopra un cartoncino spalmato di cera vergine. Con questa tecnica - utilizzata in Italia, in Spagna e nelle Fiandre e coltivata in particolare in Lombardia, in Piemonte, in Sicilia e in Puglia - si riprodussero paesaggi e immagini sacre, tratte da stampe o da dipinti.

    Lo sviluppo dell’industria delle macchine da cucire, nata agli inizi del XIX secolo negli Stati Uniti, favorì anche la meccanizzazione di operazioni quali il ricamo, con la creazione di ricamatrici capaci di riprodurre una varietà sempre maggiore di punti e raggiungendo una qualità oggi praticamente indistinguibile dalla gran parte dei punti a mano, oltre che un’infinità di nuovi punti.